I divieti sulla fruizione invernale nei Parchi Alpi Cozie
Un Ente Parco, come quello che gestisce le Aree Protette delle Alpi Cozie, adotta regolamenti, normative e ordinanze che possono limitare le attività umane sia ricreative, sia residenziali e produttive. Le istituzioni chiamate a tutelare ecosistemi di particolare pregio, infatti, hanno il compito di sperimentare sempre nuove forme di coesistenza degli esseri umani in un ambiente naturale ricco di biodiversità. L’obiettivo è spiegare i motivi dei divieti, aiutando il pubblico a comprendere certe restrizioni volte a conservare un territorio in salute e fruibile nel rispetto delle esigenze di tutte le specie.
Escursionismo su neve
L’inverno è la stagione più complicata per molte specie che vivono in montagna. Le temperature rigide, le condizioni meteorologiche avverse e la difficoltà a procurarsi il cibo rendono complicata la sopravvivenza soprattutto degli animali. Al contempo, i versanti innevati sono una meta sempre più apprezzata dagli appassionati di escursionismo invernale e scialpinismo che salgono in quota per approfittare del carattere più selvaggio dei territori montani. Indubbiamente, però, queste attività ricreative rappresentano un disturbo – talvolta una minaccia – per i delicati equilibri ecologici di un ambiente già messo a dura prova dagli elementi naturali.
Regolamentazione vigente
A livello generale nelle Aree protette delle Alpi Cozie non sono al momento previsti divieti specifici alla fruizione invernale dei propri territori; esistono tuttavia alcune limitazioni nel Gran Bosco di Salbertrand e in Val Troncea. Ecco quali.
All’interno dei confini del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, in tutto il corso dell’anno, l’accesso è consentito soltanto sulle strade carrozzabili e sui sentieri segnalati, sia che ci si sposti a piedi, con sci e pelli di foca, ciaspole o ramponcini. Si tratta di una norma introdotta sin dalla nascita del parco per proteggere la fauna selvatica dai disturbi arrecati dalla presenza umana. La prescrizione è ulteriormente giustificata durante la stagione invernale quando gli animali soffrono maggiormente i rigori ambientali e il passaggio con sci o racchette da neve rischia di provocare danni alla vegetazione.
Nel Parco naturale della Val Troncea invece è istituita un’area definita di maggior pregio, lungo la sinistra idrografica tra il torrente Chisone e la cresta di spartiacque con il vallone del Chisonetto, alle pendici del Monte Banchetta, dove è vietato allontanarsi dall’unico sentiero segnalato. La norma è stata introdotta a difesa di un territorio particolarmente frequentato dagli ungulati, dai galliformi alpini e dai rapaci nidificanti sia d’estate, sia nel periodo dello svernamento. Di conseguenza, in questa zona è sostanzialmente vietata la pratica dello sci fuori pista, dello scialpinismo, dell’arrampicata su ghiaccio e dell’alpinismo in generale.
I buoni comportamenti al di là dei divieti
Nei territori all’interno dei Parchi delle Alpi Cozie è quindi consentita la pratica delle attività escursionistiche e scialpinistiche su neve in tutto il Parco naturale Orsiera Rocciavrè e in gran parte del Parco naturale della Val Troncea. Si tratta però di forme di fruizione che hanno un indubbio impatto sulla vita della fauna selvatica: un aspetto che ciascun frequentatore dovrebbe tenere sempre in considerazione per rispettare l’ambiente in cui si trova, sia in un’area protetta, sia in qualunque altro luogo.
«Le principali difficoltà che gli animali affrontano durante la stagione invernale – racconta Luca Maurino, funzionario tecnico dell’Area Conservazione e Biodiversità dei Parchi Alpi Cozie – sono legate alla scarsità di cibo e al grande dispendio energetico necessario per conservare la temperatura corporea. Una sorta di circolo vizioso che li costringe a consumare gran parte della massa grassa accumulata in estate soltanto per sopravvivere alle intemperie climatiche. L’escursionista o sciatore che dovesse costringerli alla fuga, mentre si riposano in un luogo riparato o mentre si alimentano con le poche risorse disponibili, sostanzialmente rischia di condannarli a morte perché l’energia impiegata a scappare potrebbe non essere integrata dal nutrimento, provocando malattie e un generale deperimento».
Questo discorso è valido per gli ungulati che vivono nei parchi: camosci, stambecchi, cervi, caprioli e mufloni. Ma ancora di più per la tipica fauna alpina: gallo forcello, pernice, coturnice e lepre variabile il cui stato di conservazione è particolarmente precario.
Da un punto di vista pratico, le escursioni su neve devono essere pianificate con cura, considerando l’impatto che le attività sul terreno possono avere sull’ambiente in generale.
«Tendenzialmente, i percorsi classici e più frequentati – conclude Maurino – presentano minori situazioni di conflitto perché gli animali se ne tengono alla larga conoscendo bene le nostre abitudini. I problemi possono sorgere lungo gli itinerari isolati dove, quando ci si muove in comitiva, è buona norma tenersi tutti su una stessa linea evitando più possibile di allargarsi sui versanti per ridurre la superficie di calpestamento della neve, soprattutto quando è fresca. Capisco che sono indicazioni difficili da rispettare, in particolare per gli scialpinisti che cercano espressamente i pendii intonsi, ma è importante ricordarsi sempre che negli ambienti naturali, e nelle aree protette in particolare, noi esseri umani dobbiamo rispettare i delicati equilibri ecologici nell’ottica della coesistenza con tutte le specie che li abitano».
Fonte Piemonte Parchi